A
cura di Alessio Antoniolli
4 maggio – 29 ottobre
2023
Vernissage: mercoledì 3 maggio, ore 18.00 – 20.00
Roma,
Fondazione Memmo
Via Fontanella Borghese 56/b
Fondazione
Memmo è lieta di presentare Dreaming the End (Sognando la fine),
prima mostra personale in Italia di Sin Wai Kin (Toronto, Canada,
1991), in programma da giovedì 4 maggio a domenica 29 ottobre 2023.
Punto cardine del progetto è la nuova opera video da cui prende nome
la mostra, Dreaming the End interamente girata a Roma.
La
mostra, a cura di Alessio Antoniolli, costituisce un ulteriore
capitolo della ricerca di Sin Wai Kin, che riflette
sull’oggettivazione del corpo e la cultura che lo regola attraverso
la pratica dello storytelling, ponendo così in discussione i
processi normativi che regolano le categorie identitarie e una
coscienza del sé fondata sul binarismo.
Costantemente in
bilico tra realtà e dimensione onirica, la poetica di Sin Wai Kin è
il manifesto di una complessità che rifugge categorie e mezzi
espressivi: video, performance, installazioni sono i linguaggi
utilizzati per dar vita a opere che mescolano riferimenti pop ed
esperienze personali, lasciando emergere un sentimento indefinibile,
sospeso tra tenerezza e malinconia, ironia e dramma, familiarità e
alienazione.
Fulcro dell’esposizione è il video
Dreaming the End: una storia che si muove tra il registro narrativo e
quello reale, giocando con i tempi, gli spazi, i luoghi e
riferimenti, così da rendere tutto allo stesso tempo familiare e
sconosciuto. Ossessioni e contraddizioni sono al centro del film, un
viaggio a metà tra sogno e visioni opprimenti compiuto da una serie
di figure enigmatiche che si incrociano nei diversi scenari
immaginati da Sin Wai Kin. L’approccio trasversale di diversi
generi cinematografici (thriller, noir, fantasy…), con incursioni
nella moda e altri ambiti della cultura popolare, contribuisce al
senso di spaesamento di Dreaming the End, che offre allo spettatore
un’esperienza in cui i punti di riferimento vengono continuamente
messi in discussione e ribaltati. È attraverso questa storia – un
pastiche di generi, stili, e coordinate spazio-temporali – che il
film pone una domanda: dove finisce l’autenticità e comincia la
performance? Chi decide cosa sia fantasia o realtà? Per Sin Wai Kin
la possibilità di cambiamento è fondamentale: anche quest’opera è
un invito ad adottare una coscienza non-binaria, per sciogliere la
rigidità di certi schemi e lasciare che le nostre esperienze ci
facciano evolvere.
Caratterizzati da una narrazione fortemente
improntata alla fiction, nei progetti artistici di Sin Wai Kin si
assiste a uno sdoppiamento, talvolta una vera e propria
moltiplicazione dei personaggi in scena, quasi sempre interpretati
dall’artista. È il caso di Dreaming the End, produzione inedita
interamente concepita in occasione della mostra alla Fondazione
Memmo, dove i personaggi si incontrano e si muovono attraverso lo
spazio narrativo, scambiandosi e alternandosi l’uno con l’altro.
Questo processo ciclico fa sì che queste figure debbano
continuamente riscoprirsi, prendere coscienza di sé in ambienti ed
esperienze che li vedono coinvolti in un perpetuo flusso: “I am
perceiving myself shaping the words, but I am also perceiving the
words shaping me as I speak them” (estratto dal testo del film).
La fluidità dei corpi e delle
prospettive è evidenziata dalla scelta di mostrare il video in loop,
così da creare una storia che si racconta e si rinnova attraverso la
ripetizione, evolvendosi e cambiando a seconda di chi la narra e chi
l’ascolta: “Everytime I hear the story it changes a little.
Everytime the story is embodied it changes a little…” (estratto
dal testo del film).
La forte connotazione psicologica dei
personaggi è alimentata dai luoghi che fanno da sfondo a Dreaming
the End. Interamente girato a Roma, il film può contare su
ambientazioni di grande fascino, tra gli interni di Palazzo Ruspoli,
i giardini di Villa Medici e gli spazi del Palazzo della Civiltà
Italiana: contesti iconici che amplificano il senso di meraviglia
dell’opera di Sin Wai Kin, creando un inedito ponte tra la storia
millenaria di Roma e l’enfasi dell’artista sul potere della
narrazione. Il corpo di Sin Wai Kin, così come quello della città,
sono in continua evoluzione, capaci di unire storie passate e
potenziali futuri, attraversando stati e fasi differenti.
Oltre
al film, gli spazi della Fondazione Memmo saranno popolati dai
personaggi di Dreaming the End e dai loro stadi di trasformazione.
Busti e parrucche saranno collocati in spazi diversi, ma in dialogo
l’uno con l’altro, così da creare un continuo scambio; questi
elementi saranno accompagnati da una serie di salviette struccanti
con le tracce del make-up dei diversi personaggi interpretati da Sin
Wai Kin: si tratta a tutti gli effetti di “sindoni” che diventano
dipinti contenenti paesaggi e cosmologie di un’identità che cambia
e che lascia segni di un processo senza fine.
Dreaming the End
non è soltanto la prima esperienza espositiva di Sin Wai Kin in
Italia, ma anche il debutto italiano del curatore Alessio Antoniolli
che con questa mostra inaugura un nuovo corso per la Fondazione.
Il
progetto di Sin Wai Kin vedrà anche la realizzazione di una
pubblicazione sotto forma di fotoromanzo – seguendo un’estetica
particolarmente vicina alla sensibilità di Sin Wai Kin – e di una
serie di attività di approfondimento come incontri e laboratori
didattici rivolti ai bambini: il primo appuntamento in programma è
domenica 14 maggio, con un workshop creativo dedicato alla fascia
d’età tra i 5 e gli 11 anni.
BIOGRAFIA SIN WAI KIN
Sin Wai Kin
(Alias di Victoria Sin, 1991, Toronto, California) utilizzano la
finzione speculativa all'interno di performance, immagini in
movimento, scrittura e stampa per interrompere i processi normativi
di desiderio, identificazione e oggettivazione. Attingendo a incontri
personali ravvicinati di sguardo e desiderio, il lavoro presenta
narrazioni di fantasia pesantemente costruite sull'esperienza spesso
inquietante del fisico all'interno del corpo sociale.
Il film più
recente di Sin Wai Kin, A Dream of Wholeness in Parts (2021), è
stato recentemente candidato al Turner Prize e proiettato al 65°
London Film Festival del British Film Institute. Il loro lavoro è
attualmente incluso nella mostra itinerante British Art Show 9 e in
Protozone alla Shedhalle di Zurigo e HYPER-POSSIBLE: Coventry
Biennial 2021, Coventry. Tra le mostre personali più recenti
figurano It's Always You alla Blindspot Gallery di Hong Kong (2021);
She's Hopeful (2018) al Soft Opening di Londra (2020); Narrative
Reflections on Looking al Museum of Contemporary Art di Zagabria
(2020); Indifferent Idols al Taipei Contemporary Art Centre di Taipei
(2018). Tra le mostre collettive più recenti ricordiamo Drawing
attention al British Museum di Londra (2022); Interior Infinite alla
Polygon Gallery di Vancouver (2021); B3 Biennial of Moving Image di
Francoforte (2021); Born in Flames: Feminist Futures al Bronx Museum
di New York (2021); The many faced god.dess, a cura di Thomas Conchou
presso La Maison populaire de Montreuil, Montreuil (2021); Age of
You, a cura di Shumon Basar, Douglas Copeland & Hans Ulrich
Obrist al Jameel Arts Centre di Dubai e al MOCA di Toronto (2020 e
2019); MORE, MORE, MORE al Tank di Shanghai (2020); Masks alla
Galeria Municipal do Porto, Porto (2020); Transformer: A Rebirth of
Wonder, a cura di Jefferson Hack al 180 The Strand, Londra (2019);
Kiss My Genders alla Hayward Gallery, Londra (2019); BCE alla
Whitechapel Gallery, Londra (2019) e DRAG alla Hayward Gallery,
Londra (2018). Le opere di Sin Wai Kin sono presenti nelle collezioni
pubbliche del British Museum Prints & Drawings, della Ingram
Collection of Modern British Art e della Sunpride Foundation di Hong
Kong.
BIOGRAFIA ALESSIO ANTONIOLLI
Alessio Antoniolli è
direttore di Gasworks, Londra, dove dirige un programma di mostre,
residenze per artisti e progetti partecipativi. È anche direttore di
Triangle Network, una rete mondiale di organizzazioni di arte visiva
che collaborano per creare scambi tra artisti e condividere le
reciproche conoscenze. Ha tenuto numerose conferenze e ha fatto parte
di molte giurie, tra cui quella del Turner Prize del Regno Unito nel
2019. Nel 2022 è stato nominato curatore della Fondazione Memmo,
dove curerà il programma annuale di mostre personali. Questa è la
prima mostra che Antoniolli cura in Italia.
FONDAZIONE MEMMO
La Fondazione Memmo nasce nel 1990 dal desiderio di Roberto Memmo
di dar vita a un’attività culturale mirata ad avvicinare il mondo
dell’arte a un vasto pubblico attraverso la diretta conoscenza di
capolavori di tutti i tempi e delle più varie civiltà.
A partire
dal 2012, grazie all’iniziativa di Fabiana Marenghi Vaselli Bond e
Anna d’Amelio Carbone è attivo un nuovo programma espositivo
interamente dedicato al panorama artistico contemporaneo. Contribuire
allo sviluppo del tessuto culturale nel territorio, connettersi a
realtà internazionali, aprendo un dialogo con le altre istituzioni e
promuovere l’interazione fra gli artisti e la città di Roma sono
tra gli obiettivi della Fondazione Memmo.
Il nuovo corso è stato avviato con la
mostra personale di Sara VanDerBeek (2012), seguita da Sterling Ruby
(2013), Shannon Ebner (2014) e Camille Henrot (2016), tutte a cura di
Cloè Perrone; nel 2017 si è tenuta la personale di Giuseppe
Gabellone, a cura di Francesco Stocchi, il quale ha successivamente
curato anche le mostre dell’artista tedesca Kerstin Brätsch e del
duo KAYA, di Latifa Echakhch (2019), Oscar Murillo (2021) e Amalia
Pica (2022).
Nel 2015 è stata presentata la mostra collettiva
Conversation Piece, a cura di Marcello Smarrelli, cui sono seguite
altre sette edizioni organizzate a cadenza annuale, con l’intento
di fare il punto della situazione sulle presenze artistiche a Roma
(in particolare coinvolgendo gli artisti ospiti presso le accademie e
gli istituti di cultura straniera attivi nella Capitale).
Nel 2019
la Fondazione Memmo avvia un programma di residenze a Londra, in
collaborazione con Gasworks, dedicato agli artisti italiani,
proseguendo in questo modo l’attività di confronto, scambio e
connessione tra artisti e istituzioni di contesti diversi. Gli
artisti finora coinvolti sono Diego Marcon (2020), Adelaide Cioni
(2022) e Francis Offman (2023).
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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