sabato 4 novembre 2023

VIDETUR SALVATORE MANZI

a cura di Stefano Taccone

5 – 26 novembre 2023

Inaugurazione:
domenica 5|11 ore 17.00

 


 


BACS - Between Contemporary Art and Sociology
via Donizetti, 42| Leffe (Bergamo)

FB @artists.sociologists

Dopo l'inaugurazione visita su appuntamento scrivendo a bacs.leffe@gmail.com



La mostra è con il patrocinio del Comune di Leffe (BG)
nell’anno della cultura italiana Bergamo-Brescia

Videtur, traducibile come sembra. Il salto verso la fede presuppone probabilmente il (mi) sembra. Salvatore Manzi risponde con Il cielo esiste, ove il visitatore esperisce il proprio “cielo”. I video test471 e test472 rimandano l’uno al cielo, l’altro alla terra. Infine, il dipinto Argenti: impressionistico universo o astrazione?

Stefano Taccone


Videtur: terza persona singolare dell'indicativo presente passivo di vidĕo, dal quale deriva l’italiano vedo, vedere, e tale è il primo significato di questo verbo in latino, a meno che, appunto, non sia volto al passivo. Allora il letterale è visto è più sensatamente traducibile come sembra, e ciò già spalanca una enorme questione tra logica, fenomenologia ed estetica, che poi va a complicarsi ulteriormente di implicazioni teologiche allorché si tenga presente la specifica poetica di Salvatore Manzi.
Ciò che è visto non è necessariamente ciò che è, anche se potrebbe esserlo. Per stabilirlo sarebbero necessarie una o più verifiche ulteriori. Potrebbe anche bastarne una, ma potrebbero non bastarne mille. Ecco perché ciò che è visto è prossimo a ciò che sembra. Il sembrare si configura, in tal modo, come una sorta di punto medio tra certezza e ignoranza - luce e tenebre, per curvare la faccenda verso una dimensione maggiormente prossima al simbolico e al teologico stesso, in conformità alla poetica di Salvatore Manzi.
Il salto verso la fede presuppone probabilmente il (mi) sembra, ma lo supera senza approdare alla certezza in una accezione scientifica. Tale movimento rappresenta uno scatto di un cuore che conosce ed ama e tanto più ama più vuole conoscere, e viceversa.
Manzi fornisce idealmente una risposta a tutti, in qualunque condizione si trovino: credenti e non credenti, gioiosi e tristi, entusiasti e iracondi; “uomini e donne”, “ebrei e greci”, “liberi e schiavi”: nell’ambito di Il cielo esiste ogni visitatore è invitato ad utilizzare la torcia del proprio Smartphone, puntarla su di una superficie apposita e fare l’esperienza del proprio “cielo”.
Il ridurre davvero al minimo gli strumenti per realizzare questo “pseudo-video”, parlano ancora una volta – ché ciò avviene nel percorso di Manzi da ormai quasi trent’anni - di una autorialità debole. Su tale terreno l’opera è accomunabile ai due video affrontati, test471 e test472, che fin dai titoli denunciano il quoziente di alea che l’artista deliberatamente lascia penetrare. Entrambi sono realizzati a partire da immagini prelevate dalla rete, attuando una sorta di operazione readymade nello spazio virtuale. Nel primo emerge prepotentemente la grandiosità del cosmo, e dunque il suo mistero. La circolarità è figura di perfezione ed infinito, ed il continuo divenire chiaroscurale della figura che ad essa si conforma rimanda all’impalpabilità del cielo e dello spirito. Nel secondo la circolarità è piuttosto quella di un pianeta, come ben si comprende dalle irregolari crettature che avvolgono la figura, rimandando alla palpabilità della terra e del corpo.
Il percorso è completato dal dipinto quadrato Argenti: un impressionistico universo acceso da corpi celesti oppure un semplice dipinto astratto? L’ambiguità è qui probabilmente un tratto desiderato.
 
Salvatore Manzi (Napoli, 1975) insegna Installazioni Multimediali e Tecniche Performative per le Arti Visive all'Accademia di Belle Arti di Lecce. Tra le sue mostre personali recenti PER ASPERA AD ASTRA (Sabato Angiero Arte, Saviano, 2023), Deuterologo (Saaci Gallery, Saviano, 2019), Immagine alcuna (Castel Sant'Elmo, Napoli, 2019).

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA



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