La nascita del primo nucleo della collezione del museo è legata alla scoperta delle stele daunie e alla figura di Silvio Ferri, archeologo toscano, che negli anni Sessanta del secolo scorso recuperò nelle campagne del territorio sipontino, lastre di pietra dalle stilizzate forme umane, riferibili a personaggi di rango della civiltà daunia, utilizzate come segnacolo di tombe e decorate con incisioni e vivaci colorazioni. Le stele si distinguono sostanzialmente in due tipologie: quelle con ornamenti sono caratterizzate da un ricco insieme di elementi decorativi della veste funeraria (collane, fibule, pendagli, cinture), mentre le stele con armi si riconoscono per la presenza di pettorale, spada e un grande scudo rotondo sulla parte posteriore.
Il ritrovamento è avvenuto su quasi tutto il territorio daunio, con una concentrazione maggiore in una vasta zona a sud di Manfredonia, negli antichi centri lagunari di Cupola-Beccarini e Salapia.
Le meravigliose immagini scolpite nella pietra, tra VII e VI sec. a.C., raccontano scene della vita di tutti i giorni, quali le cacce al cervo e agli uccelli, la pesca in laguna, la tessitura, la navigazione, ma anche i costumi, le credenze religiose e i riti di un popolo che non ci ha lasciato tracce scritte.
Nel 1980 venne realizzato il primo allestimento per l’esposizione delle stele daunie e fu organizzata la prima apertura al pubblico del museo che ospita, oggi, la più importante collezione di stele daunie al mondo.
All’interno dell’imponente architettura del castello cittadino, il Museo di Manfredonia conserva la più ricca collezione di reperti preistorici della Puglia settentrionale. Mentre i materiali dei numerosi villaggi trincerati della grande pianura del Tavoliere offrono importanti notizie per la conoscenza del Neolitico e delle prime innovazioni legate all’introduzione dell’agricoltura, gli abitati di Coppa Nevigata, Madonna di Ripalta e Punta Manaccora, con le ricche ceramiche e i metalli introducono alle grandi trasformazioni tecnologiche dell’età del Bronzo, favorite dai contatti con l’Egeo. Accanto ai manufatti in selce, abbondanti sul Gargano, vengono fabbricati in questo periodo oggetti in bronzo come le bellissime spade e i pugnali, che diventano simbolo di ricchezza e prestigio sociale.
Il percorso espositivo segue un criterio cronologico che si snoda così in quattro sale principali, arricchite da spazi di approfondimento dedicati ai rinvenimenti più importanti del territorio della Puglia settentrionale, dalla Preistoria fino alla fine dell’età arcaica. Attraverso i reperti provenienti dai contesti funerari di Monte Saraceno, Salapia, Cupola Beccarini, Canosa Toppicelli, il visitatore incontra gli aspetti più significativi della civiltà daunia. La scoperta di questi straordinari rinvenimenti ha permesso di ricostruire una società che, già dall’età del Ferro, mostra segni di una complessa articolazione sociale, nella quale alcuni gruppi familiari rivestono ruoli di prestigio, consolidati poi nel VII secolo a.C. con l’emergere di personaggi fra loro accomunati da una notevole ricchezza nei corredi funerari.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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