mercoledì 13 novembre 2024

CARITAS: COLDIRETTI/CAMPAGNA AMICA, NEI MERCATI CONTADINI RACCOLTI 10 MLN DI KG DI CIBO PER LE FAMIGLIE BISOGNOSE

 


Sono oltre 10 milioni i chili di cibo per le famiglie bisognose raccolti negli ultimi sei anni dagli agricoltori della Coldiretti attraverso la Spesa sospesa nei mercati contadini di Campagna Amica.

 


 

 

E’ il bilancio dell’iniziativa di solidarietà promossa da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica per sostenere le fasce della popolazione sempre più in difficoltà., come evidenziato dal rapporto Caritas.

 


 

 

Un’operazione che, grazie alla collaborazione e alla solidarietà dei consumatori italiani, ha consentito di dare un piccolo aiuto a oltre 400mila nuclei familiari, con circa 100mila i bambini in condizione di grave privazione. La Spesa sospesa – spiega Coldiretti - offre la possibilità ai consumatori di fare una donazione libera grazie alla quale acquistare prodotti a favore dei più bisognosi, sul modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. In questo caso – conclude Coldiretti - si tratta di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani. 

 


 

Le famiglie bisognose vengono individuate a livello locale assieme alle parrocchie e alle associazioni di solidarietà, con la successiva consegna dei pacchi.

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

LA CANAPA ITALIANA PROTESTA A DIFESA DEL SETTORE

SALVIAMO 3 MILA AZIENDE AGRICOLE E 30 MILA POSTI DI LAVORO

 




Ci sono anche i produttori della filiera della Campania domani a Roma alla manifestazione organizzata da Coldiretti. In agenda anche la sfilata dei prodotti a rischio scomparsa col Ddl sicurezza
 
La canapa della Campania scende in piazza con gli agricoltori Coldiretti provenienti da tutta Italia che si ritrovano a Roma per mostrare i prodotti che rischiano di scomparire a causa di alcune norme contenute nel Ddl Sicurezza, azzerando completamente una filiera innovativa importante dal punto di vista economico, occupazionale e ambientale.
 



L’iniziativa è di Coldiretti e Filiera Italia che giovedì 14 novembre, dalle ore 9.30, ospiterà nella sede di Palazzo Rospigliosi, in via XXIV Maggio 43 a Roma, i canapicoltori dalle varie regioni, insieme all’associazione imprenditori canapa Italia (Ici), per chiedere un confronto urgente con le istituzioni, assieme al presidente Ettore Prandini e al segretario generale Vincenzo Gesmundo.
 
Dalla bioedilizia alla cosmetica, dall’alimentare alle energie rinnovabili, a Roma sarà allestita un’esposizione per conoscere i mille usi della canapa destinati a sparire dall’uso quotidiano perché ingiustamente equiparati a sostanze stupefacenti. 

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

“Con il vento nel cuore” - Edizioni IL SAGGIO

“Con il vento nel cuore”

di  Amalia Paradiso

Edizioni “Il Saggio”

Castellabate 2024

pp. 88, Euro 12,00

 




martedì 12 novembre 2024

Orlando Paciello confermato Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Salerno, ecco il nuovo Consiglio Direttivo




Si sono concluse da poco le operazioni di scrutinio all’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Salerno per il rinnovo del Consiglio Direttivo. La partecipazione è stata intensa con la presenza di votanti provenienti da tutta la provincia che hanno espresso la propria preferenza, riconfermando alla presidenza il prof. Orlando Paciello, al suo quinto mandato consecutivo. Il nuovo Consiglio dell’Ordine per il quadriennio 2025-2028 è così composto: Presidente, Orlando Paciello; Vice Presidente, Nicola Amabile; Segretario, Giorgio Smaldone; Tesoriere, Antonella Di Cunzolo; Consiglieri: Claudio Mucciolo, Ilaria Granito, Assunta Carbonaro, Rosa Loponte, Concetta Avallone; Revisori: Carlo Maria Del Pizzo, Dina Cifrodelli, Giulia Di Matteo.

«A nome dell’intero Direttivo, ringrazio di cuore i colleghi medici veterinari che, esercitando il diritto di voto, hanno partecipato e sostenuto l’organismo istituzionale della Nostra professione - dichiara il Presidente Paciello - Lavoreremo per un “Ordine” che continui ad essere vicino alle esigenze di tutti i medici veterinari, in qualunque ambito essi operino, e punto di riferimento per ogni problematica, luogo di formazione ad ampio raggio. Seguiremo attentamente le problematiche dei territori e saremo l’anello di congiunzione per la sanità unica, a tutela degli animali dell’ambiente e degli uomini».

Il ruolo centrale e fondamentale del medico veterinario per la tutela della sanità pubblica, degli animali e dell’ambiente: questo il principale obiettivo del rinnovato Consiglio Direttivo, composto sia da professionisti con esperienza, ma anche neofiti dell’Ordine chiamati ad essere il fulcro di un cambiamento che va sempre più veloce e che richiede competenze ed abilità trasversali, a partire da quelle comunicative

«Con l’Ordine saremo punto di riferimento per i giovani colleghi per creare punti di contatto con gli specialisti presenti sul territorio creando una rete e ascoltando i punti di vista di tutti - spiega Orlando Paciello - Continueremo a stare al fianco del medico veterinario libero professionista non solo con continui corsi di aggiornamento professionale, ma anche con supporti psicologici professionali, in un momento storico in cui la nostra professione si trova ad essere tra le più soggette al burn out. Continueremo con la formazione promuovendo eventi, anche online, di incontro-confronto tra le varie categorie e trattando di argomenti di interesse delle varie branche della medicina veterinaria per fare in modo che liberi professionisti e pubblico trovino la stessa chiave di lettura per tutte le “novità” che ci coinvolgono». 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

Giacomo Puccini - TOSCA

Teatri Kombetar i

Operas, Baletit dhe Ansamblit Popullor

Tirana

Giacomo Puccini

TOSCA

Chiusura centenario pucciniano

Festival Puccini

Il volo di Tosca


 




Cinque recite sold out per l’Opera Nazionale di Albania, con un uditorio che ha potuto applaudire voci di caratura internazionale quali Saimir Pirgu, Eva Golemi, Carlos Almaguer, Amadi Lagha e Krassimira Stoyanova, dirette dal M° Jacopo Sipari di Pescasseroli e una regia con interessanti intuizioni di Manu Lalli

 

Teatro dell’ Opera nazionale d’Albania tutto esaurito, colpo d’occhio d’abitudine, con un titolo così amato, quale è Tosca, che è andato a chiudere il lungo segmento del cartellone operistico, dedicato a Giacomo Puccini, in occasione del centenario della scomparsa, che il direttore artistico, Jacopo Sipari di Pescasseroli, bacchetta pucciniana d’elezione, ha realizzato di conserva con il sovrintendente Abigeila Voshtina, passando per ben quattro titoli, Il Trittico, La Bohème, Madama Butterfly e Tosca, in sinergia con la Fondazione Puccini, rappresentata in Tirana da Franco Moretti e Paolo Spadaccini. La regista Manu Lalli ha voluto quale assoluta protagonista dello spettacolo la luce, con schizzando un palcoscenico pieno d’ombra e di mistero su cui i personaggi, questi prigionieri del melodramma che tentano di liberarsi, contorcendosi caravaggescamente, sono riusciti a compiere magnificamente il proprio viaggio e ad attuare il proprio cambiamento. La Lalli, conscia di ciò, ha filtrato, giocato, amato la luce, servendosene per le sue scene, a cominciare dal I atto in cui il Crocifisso di Sant’Andrea della Valle oscillando longitudinalmente proiettava un’ombra diabolica e angelica allo stesso tempo, ripresa, nella seconda recita, da una Eva Golemi la quale, saltando dalle mura di castel Sant’Angelo, con grande decisione e indossando la cappa nera, ha parso rievocare ibrida e inquietante. Dalla luce porpora e oro della chiesa, si è passati al nero dello studio di Scarpia ove emozioni, passioni, decisioni, cambiamenti, personaggi, nel momento del redde rationem tra il Barone e la Diva, il popolo in nero, è stato chiamato ad affacciarsi, guardare, attraverso le tende, ridere, giudicare, una intuizione della regista, ispirata al fattaccio avvenuto nella casa del Grande Fratello Spagnolo Vip, ma simbolo anche di una Roma che diventa, così, un riflesso della decadenza dell’anima umana sotto un regime oppressivo. Finito il Barone, in modo classico da locandina, anche gli abiti, in tagli e colori, risalgono a quella realizzata da Adolf Hohenstein nel 1899, la morte regna padrona nel III atto con l’alba romana e la sua luce che libera le anime di Tosca e Mario Cavaradossi. Di grande intensità il finale del I atto con Scarpia, reso con lo stringersi del cerchio del popolo romano ai piedi di un clero dominante, quasi a ricordare le colonne del baldacchino del Bernini. Il direttore Jacopo Sipari, alla guida dell’Orchestra del Teatro di Tirana, siamo certi ami Tosca, crediamo, per la scommessa realistica cui lo incita. Il racconto di questa nuova produzione di "Tosca" evidenzia un'interpretazione profonda e articolata di un'opera che, pur con le sue linee drammatiche acclarate, continua a suscitare riflessioni e interpretazioni diverse. 
 
 


Il Maestro ha dovuto lavorato con due cast, che hanno portato ciascuno una visione unica dei personaggi, che hanno permesso al Maestro ancor di più di scavare a fondo nelle complessità psicologiche e nelle tensioni emotive dei protagonisti. La menzione di Jacopo Sipari suggerisce un direttore d'orchestra attento, capace di mettere in luce le sfumature di una partitura ricca e densa, mentre il riferimento a un “dramma sado-masochista” invita a rivalutare la lettura di "Tosca" oltre la superficie di un'opera di romantica passione. La capacità del Maestro di dare vita a un puro palpito psicologico attraverso le voci e il lavoro orchestrale ha arricchito la rappresentazione di significati ulteriori, facendo di Tosca e Mario non solo amanti, ma anche prigionieri delle loro oscurità.

In particolare, l'interpretazione di Scarpia da parte di Carlos Almaguer è emersa come una forza magnetica, capace di dominare il palcoscenico e trasmettere l'intensa ambivalenza del suo personaggio. La sua presenza sembra incapsulare una delle chiavi di lettura più affascinanti dell'opera: l'oscura danza tra potere e vulnerabilità, tra amore e odio.
  



La sottolineatura degli elementi orchestrali, con violini capaci di evocare ogni emozione sino legni alla “soffocazione”, hanno un quadro sonoro evocativo e denso, portando lo spettatore a immergersi in un mondo di passione ed angoscia, ricco di contrasti. Infine, particolare menzione ai violoncelli che hanno suggerito un'interessante stratificazione sonora, contribuendo a questo affresco drammaturgico che va oltre l'esecuzione musicale, promettendo un'esperienza teatrale completa e immersiva. Orchestra messa, per il nostro sentire, troppo comoda all’inizio dell’opera, non in grado di comunicare quel mix di concitazione, paura e sorpresa che attanaglia l’Angelotti, fuggito da Castel Sant’Angelo e inseguito dagli scagnozzi di Scarpia e la sorpresa del Cavalier Cavaradossi che deve aiutarlo col fiato sul collo di Tosca e di quanti possano entrare in chiesa. Percussioni da rivedere nel Te Deum, con cassa sorda che ha, invece da essere l’anima di Scarpia e colpo di cannone sorprendentemente quasi sempre in ritardo. Abbiamo avuto l’onore e l’onere di assistere alle prime due recite e tra i due soprano Krassimira Stoyanova, la quale per un’indisposizione ha dato poi forfait per la terza recita, ed Eva Golemi che ha dovuto sobbarcarsi due rappresentazioni di seguito, l’ ha vinta il soprano albanese, con la parola pronunciata e il suono sempre in avanti, ed una caratterizzazione di grande spessore, nell’attesa aria “Vissi d’arte”, mentre i suoi numeri, validi in particolare nella recitazione, sono stati apprezzati nel significativo “parlato” sigillato da quel “E avanti a lui tremava tutta Roma”. La Stoyanova, certamente in non buone condizioni fisiche, ci ha instillato il tarlo del dubbio di dove fosse mai Puccini: alcuna attenzione alla parola, recitazione quasi nulla, voce bella, controllata, ma Tosca aveva già lasciato il palcoscenico prima di salirvi. Diversi i due tenori, pittore, rivoluzionario e amante Amadi Lagha, raffinato cavaliere, invece Saimir Pirgu: se lo squillo di “Vittoria, Vittoria!” appartiene per intero al primo, anche le due arie sono risultate opposte con “Recondita Armonia” alla quale è affidato il primo momento di contrasto, con i colori evocati dai versi che si trasferiscono dalla tavolozza di Mario Cavaradossi al timbro dei due flauti, movendosi per quinte e quarte parallele, con impressionistiche pennellate, introducendo la lirica esaltazione della bellezza femminile, giocata con spavalderia da Lagha e con un melange melanconico da Pirgu e “Lucean le stelle” eseguita da entrambi ispirata dal velluto del suono del clarinetto di Elton Katroshi. 

Carlos Almaguer ha prestato a tutti i cast la sua voce possente e versatile, sino a rendersi subdola, di grande scuola e pari esperienza, al barone Scarpia, calandosi nel ruolo con eleganza e distacco.

 



 

Tecnicamente soddisfacenti i comprimari, anche se si è sentita la distanza, la gioventù e, quindi, l’inesperienza, con i protagonisti in palcoscenico con Bledar Domi nel ruolo di Cesare Angelotti,  Spoletta, un Matias Xheli di grana troppo chiara ed Erlind Zeraliu e Matias Xheli, Sciarrone Genc Vozga ed un carceriere Erion Sheri. Merito, per il basso buffo, Artur Vera il Sacrestano, e per, Rovena Xhelili che se l’è ben cavata con la non facile aria del pastorello “Io de’ sospiri” in modo lidio. Proficuamente preparati il Cori e le Voci Bianche, guidate rispettivamente da Dritan Lumshi e Sonila Baboçi. La compagnia si è prodotta anche per uno spettacolo per le famiglie, espunto di ogni episodio violento, con Dorina Selimaj e Denis Skura protagonisti e diretto dal valente direttore georgiano Vakhtang Gabidzashvili.

Applausi per tutti e diverse chiamate al proscenio per i protagonisti e per il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli. 

 

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Baia: intitolazione del Belvedere di via del Castello Aragonese a Maurizio Valenzi

 Sabato 16 novembre alle ore 9 e 30 a Baia,

intitolazione del Belvedere di via del Castello Aragonese a Maurizio Valenzi a 115 anni dalla nascita Maurizio Valenzi

a 115 anni dalla nascita Maurizio Valenzi viene ricordato per la restituzione di un bene culturale alla collettività


Il Belvedere adiacente alla rampa di accesso del Castello Aragonese di Baia sarà intitolato dal Sindaco di Bacoli Josi Della Ragione alla memoria di Maurizio Valenzi.


La motivazione
è che Maurizio Valenzi fu protagonista della restituzione di questo magnifico luogo alla sua funzione culturale. Nel 1975, primo anno di mandato a Napoli della amministrazione comunale da lui presieduta, venne chiuso l'orfanotrofio militare presente nel castello e convenzionato col Comune di Napoli. In seguito ad una semplice lettera al Sindaco dei bambini ricoverati, che denunciava situazioni di assoluto degrado, l'allora assessora ai Servizi Sociali, Emma Maida, con una ispezione senza preavviso, verificate quelle condizioni, avviò la procedura di chiusura, in linea con le battaglie dell'Unione Donne Italiane contro il ricovero dei minori in istituto.

A seguire alle 10 e 30 sempre Sabato 16 novembre al Palazzo dell'Ostrichina del Parco Borbonico del Fusaro di Bacoli si svolgerà nell'ambito del progetto Agendo l'atelier tematico sull'eredità culturale come valore sociale "Patrimonio flegreo. Terra tra mito e fuoco".


Gli eventi sono organizzati dalla Fondazione Valenzi ETS, dal Comune di Bacoli e dal Centro Ittico Campano. 

 

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Napoli: Arte al cubo - Connessioni aps

Arte al cubo

Inaugurazione sabato 16 novembre ore 18:00

dal 16 novembre 2024 al 16 gennaio 2025


The Spark Creative Hub - Napoli
Mostra collettiva arte contemporanea
 

Evento arte : 

LA LINEA di Virginia Carbonelli , THE SPARK di Michela Musto, CONNESSIONI aps di Giovanni Mangiacapra

Artisti in mostra: 

Virginia Carbonelli, Susanna Doccioli, Valeria Gasparrini, Giovanni Mangiacapra, Maurizio Prenna, Rosella Restante, Maria Luna Storti.


Sabato 16 Novembre si inaugura a Napoli allo spazio The Spark Creative Hub la mostra Arte al cubo un dialogo tra Roma e Napoli attraverso Cubi di Carta ideati e realizzati a mano da sette artisti: Virginia Carbonelli, Susanna Doccioli, Valeria Gasparrini, Giovanni Mangiacapra, Maurizio Prenna, Rosella Restante, Maria Luna Storti.


La mostra esplora l’intersezione tra linguaggio, gioco e cultura nelle due città eterne. La mostra apre oggi le sue porte artistiche invitando il pubblico a un’esperienza immersiva che unisce parole, gioco e il profondo legame tra Roma e Napoli, tra gioco e parole, tra carta e pigmenti. Sette artisti che provengono da background diversi e affermati nel panorama dell’arte contemporanea, si sono incontrati e confrontati con un elemento comune e versatile: il semplice cubo di carta. Ogni cubo così è diventato una superficie di lavoro, e nello stesso tempo oggetto di gioco.

Il progetto visivo è ampliato dalla realizzazione di sette carte grafico/pittoriche realizzate da ogni artista, le quali carte comunicano con il cubo dell’artista stesso legandolo al progetto visivo promosso.


Il contesto della libreria amplifica l’intreccio tra parola scritta e arte visiva, trasformando lo spazio in un ambiente ludico e meditativo, dove i visitatori possono esplorare i vari significati nascosti dietro ogni angolo. I cubi, apparentemente semplici, diventano metafore della molteplicità di letture e interpretazioni della stessa parola.


 evento Sede/spazio

 The Spark Creative Hub
 Via degli Acquari 2, 80133, Napoli 

Mondadori Bookstore

contatti Michela Musto per The Spark telefono: 

081 922 1750
Connessioni aps Giovanni Mangiacapra connessioniarte@virgilio.it 

cellulare 339 7919227

 La Linea - Virginia Carbonelli

 

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Khalid Albaih La stagione della migrazione a Nord

Il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e il Festival della Pace presentano
Khalid Albaih
La stagione della migrazione a Nord

A cura di Elettra Stamboulis

Ph. Alberto Mancini. Courtesy Fondazione Brescia Musei



9 novembre 2024 – 23 febbraio 2025
 
Museo di Santa Giulia
Brescia

La stagione della migrazione a Nord, la prima mostra personale in Italia dell’artista, curatore e attivista sudanese Khalid Albaih (Bucarest, Romania, 1980). L’esposizione, a cura di Elettra Stamboulis, apre al pubblico da sabato 9 novembre 2024 a domenica 23 febbraio 2025 negli spazi del Museo di Santa Giulia a Brescia.
 
Con Khalid Albaih. La stagione della migrazione a Nord, Fondazione Brescia Musei prosegue il percorso di narrazione sui diritti umani attraverso l’arte contemporanea avviato nel 2019, in un itinerario che invita alcune delle voci più significative della scena artistica internazionale a portare le proprie riflessioni negli spazi del Museo di Santa Giulia a Brescia. Arte e diritti umani si incontrano nell’ambito dell’iniziativa, mirata a creare un punto di sintesi per artisti dissidenti e attivisti generalmente poco valorizzati nel mercato dell’arte ufficiale, ma spesso noti attraverso la rete o nel mondo di chi si permette ancora di avere una voce critica sul presente e immaginare un futuro diverso. Un percorso che trova traccia indelebile anche nelle Collezioni civiche bresciane, grazie alle acquisizioni delle opere degli artisti protagonisti di ogni progetto espositivo: segno concreto dell’attenzione che Fondazione Brescia Musei e la città dedicano a questi temi.
 
La mostra è presentata nell’ambito del Festival della Pace di Brescia, durante il quale sarà visitabile gratuitamente da tutti, e segna la quinta tappa del percorso di ricerca intrapreso da Fondazione Brescia Musei, che ha visto susseguirsi le mostre personali con la curatela di Elettra Stamboulis di Zehra Doğan (Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, 2019), Badiucao (La Cina non è vicina. Opere di un artista dissidente, 2021) e Victoria Lomasko (Victoria Lomasko. The Last soviet artist, 2022), e la mostra Finché non saremo libere (2023), a cura di Ilaria Bernardi, che ha presentato le opere delle artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat, Soudeh Davoud e Zoya Shokoohi.
 
Il titolo della mostra riprende l’omonimo romanzo dello scrittore sudanese Tayeb Salih, la cui voce narrante fa da filo conduttore al progetto espositivo. Per la letteratura sudanese, e africana in generale, questo romanzo dal titolo evocativo, costituisce un’opera cardine per la cultura post coloniale.
Khalid Albaih. La stagione della migrazione a Nord ripercorre la carriera artistica di Albaih, presentando per la prima volta in Italia una personale del suo lavoro pluridecennale di artista dissidente ed esule. L’artista, lui stesso curatore, ha potuto, nel corso della sua residenza a Brescia nelle settimane precedenti l’inaugurazione, prendere parte al processo di creazione della mostra, come era stato per Badiucao, Lomasko e Shokoohi, riprendendo alcuni concetti già proposti in lavori presentati al Museum of Contemporary Art (Jacksonville, 2019) e a Documenta (Kassel, 2022), e dialogando con la città di Brescia e con le sue peculiarità sociali attraverso alcune opere site-specific.
 
Filo rosso della riflessione di Khalid Albaih – artista ospite ICORN a Copenaghen (International Cities of Refuge Network) e fellow negli USA per l’associazione Artists at Risk (branca di PEN international, Istituzione internazionale che protegge la libertà di espressione) – è l’indagine sulle diverse sfaccettature che caratterizzano, ai nostri giorni, la “stagione della migrazione a Nord”: dall’identificazione di un luogo come casa al confronto con lo straniero; dalla visione che il cosiddetto Occidente (inteso non come categoria geografica, ma ideologica) ha dell’Africa, ai segni che ogni viaggio imprime nella memoria.
La pratica artistica di Khalid Albaih si radica nel disegno, traducendosi in una vasta produzione caratterizzata da un forte senso di chiarezza e immediatezza. I suoi lavori appaiono per la prima volta online nella pagina social “Khartoon!”, che combina la parola “cartoon” con il nome della capitale del Sudan, Khartoum. Taglienti e dirette, le sue illustrazioni divengono virali e portano Khalid Albaih nel 2016 a prendere parte, assieme ad altri dieci artisti, al progetto The Story of Civil Rights is Unfinished, che attraversa gli Stati Uniti per osservare la reazione dei suoi abitanti ai cittadini di altri paesi. Nel 2019 l’Istituto di Cultura Tedesca a Khartoum commissiona a Albaih un progetto collettivo che si traduce nella realizzazione di un libro d’arte focalizzato sulla storia del Sudan, alla cui realizzazione partecipano trenta artisti sudanesi. Nel 2020 il suo progetto online When The World Closed offre spazi pubblici e protetti agli artisti di tutto il mondo che non sono in grado di produrre o esporre le proprie opere, mentre nel 2022 approda a Kassel in occasione di Documenta e presenta l’installazione sonora The Walls Have Ears, dedicata ai richiedenti asilo in Danimarca.
 
La ricerca artistica di Khalid Albaih si intreccia indissolubilmente con il suo approccio curatoriale e con la tensione all’art-ivismo. I suoi lavori restituiscono visioni analitiche del panorama contemporaneo e si estendono a una vasta rete di collaborazioni, che a Brescia si è tradotto in un forte coinvolgimento della cittadinanza stessa e di alcune associazioni che operano nel sociale quali l’Associazione K-Pax ONLUS, ADL a Zavidovici, Afrobrix e Centro Migranti ETS, con cui l’artista ha lavorato per la realizzazione di alcune sezioni della mostra. Oltre alle opere Toub e Haboba, realizzate ad hoc per il progetto espositivo bresciano, che hanno visto il lavoro di artisti locali intrecciarsi con quello di Khalid e di un altro artista di origini sudanesi, Khalid Shatta, per dare forma a una riflessione che l’artista fa rispetto al suo luogo d’origine, Albaih ha realizzato per Brescia anche la coinvolgente installazione Camp: un’opera resa possibile proprio grazie all’incontro avuto tra l’artista e sei persone residenti in città che si sono prestate a raccontare la propria storia e il proprio percorso intrapreso per arrivare in Italia.
 
L’esposizione è supportata da Artists at Risk connection, un programma di Pen America, e da Pelma che ha contribuito con una sponsorizzazione tecnica alla realizzazione dell’installazione Haboba, che sarà presente in mostra.
 
La mostra è accompagnata da un ricco catalogo edito da Skira, che con questo lavoro pubblica per la prima volta in italiano l’artista Khalid Albaih, con testi di Elettra Stamboulis e con un contributo autografo dell’artista e da una audioguida gratuita, fruibile dai visitatori attraverso il proprio smartphone, che propone una passeggiata con la curatrice attraverso le sale della mostra.
 
Completano il progetto espositivo un public program denso di proposte per tutte le fasce di pubblico, su tutte l’appuntamento fisso, ogni sabato del mese, a partire dal 9 novembre, con la visita guidata alla mostra e un cartellone di incontri per le scuole di ogni ordine e grado della città e della provincia che inaugurano, sempre sabato 9 novembre, con il talk di Khalid Albaih. Il cinema Nuovo Eden, l’arthouse cittadina dedicata al cinema d’essai e gestita da Fondazione Brescia Musei, dedica invece una Carta bianca a Khalid Albaih: quattro film selezionati dall’artista sudanese, che esplorano storie di resilienza, identità e diaspora, temi centrali sia nella sua arte sia nelle sue riflessioni.
 

Per comprendere il complesso quadro geopolitico da cui genera la mostra, Fondazione Brescia Musei rende fruibile al link

 https://www.youtube.com/watch?v=JFTwLCcKC-Y&list=TLGGprZoPBfgceEwNzExMjAyNA

 

il talk tenuto a Palazzo Loggia l’11 ottobre 2024 quando Khalid Albaih fu presentato alla cittadinanza in un simbolico passaggio di consegne l’artista iraniana Zoya Shokoohi.

 


IL PERCORSO ESPOSITIVO

 
La mostra presenta l’eterogenea produzione grafica e installativa dell'artista e attivista sudanese Khalid Albaih. Suddivisa in quattro sezioni tematiche ispirate dal romanzo La stagione della migrazione a Nord dello scrittore sudanese Tayeb Salih, l’esposizione percorre l’opera di Khalid Albaih anche attraverso nuove installazioni appositamente realizzate per gli spazi del Museo di Santa Giulia, dei video e una selezione di disegni politici e cartoon che hanno segnato la sua carriera.
 
Apre la mostra la sezione La stagione della casa, in cui si ripercorre il tema dell’identità e dell’appartenenza, una costante nella vita dell’artista. Nato in Romania, cresciuto in Qatar, residente in Norvegia, Khalid Albaih ha pensato a lungo a come definire la propria origine. La prima installazione è Toub: realizzata in collaborazione con l’artista sudanese Khalid Shatta, rievoca il cortile polveroso della centenaria casa di famiglia in Sudan, distrutta dalla guerra, dove Khalid giocava da bambino tra i tradizionali toub (abiti delle donne sudanesi) stesi ad asciugare al sole. Un’installazione realizzata appositamente per gli spazi del Museo di Santa Giulia, che fa rivivere i ricordi d’infanzia e invita a riflettere sulla condizione delle donne sudanesi, spesso costrette a fuggire senza poter portare nulla con sé.
Il visitatore viene poi accolto da Haboba, il nome con cui affettuosamente viene chiamata la nonna nelle famiglie sudanesi (da habibi, in arabo “il mio amore”), un’installazione che ricrea l’intimità dello spazio domestico. L’artista invita il pubblico a sedersi accanto a una morbida scultura, realizzata in collaborazione con gli artisti bresciani Marcello Gobbi e Davide Sforzini, che rievoca la figura della nonna sudanese, giunto di trasmissione delle tradizioni e punto di forza del nucleo familiare. Haboba è rappresentata su un angareeb, il letto reale nubiano che, nella cultura sudanese, simboleggia la vita e la morte e che accompagna l’uomo dalla nascita al matrimonio, fino alla morte.
 
La seconda sezione, La stagione della matita acuminata, raccoglie i disegni politici che hanno reso celebre Khalid Albaih, quando nel 2008 ha iniziato a condividere in rete i suoi lavori nella pagina social Khartoon! (combinando la parola “cartoon” con il nome della capitale del Sudan, Khartoum). Khalid Albaih utilizza le immagini come riassunti visivi di questioni aperte e solleva così discussioni in rete, fornendo ispirazione per stencil e murales, come è accaduto in particolare nell’ambito della Primavera araba e della Rivoluzione egiziana di Piazza Tahir del 2011. I suoi lavori hanno attirato nel 2016 l’attenzione di Omar al-Bashir, capo del regime autoritario che ha governato il Sudan per quasi trent’anni, impedendogli di poter tornare liberamente nel suo paese d’origine.
 
La terza sezione è dedicata al tema della migrazione con La stagione dell’attraversamento dei confini. Il pubblico è accolto dall’istallazione Camp, già presentata al Museum of Contemporary Art di Jacksonville nel 2019 e rielaborata per l’occasione, che simula un campo profughi dove le tende sono rappresentate da grandi passaporti. I documenti corrispondono alle storie di sei persone provenienti da Afganistan, Gambia, Moldavia e Senegal e oggi residenti a Brescia, che Khalid Albaih ha conosciuto durante la sua residenza in città. All’interno delle “tende/passaporti” è possibile ascoltare i toccanti racconti in lingua originale dei viaggi intrapresi da queste sei persone, conoscendo le loro storie e seguendo, tramite una mappa tracciata dall’artista, i loro spostamenti per arrivare in Italia.
Camp invita a riflettere sulla disparità di potere tra i passaporti dei paesi occidentali e quelli degli Stati dai quali si muovono i migranti, portando il visitatore a confrontarsi direttamente con la complessa e scontrante burocrazia dei visti d'ingresso.
A completare questa sezione, lo spazio immersivo Bahr (in arabo “mare”) racconta, attraverso video ripresi dai protagonisti e dai soccorritori, la lotta di chi attraversa il mare per superare i confini.
 
Il percorso si conclude con La stagione dell’agire artistico come possibilità di cambiamento, che esamina il ruolo di Khalid Albaih intellettuale curatore e attivatore di reti di collaborazione. Fulcro di questa sezione è il volume Sudan Retold: an Art Book About the History and Future of Sudan, curato dall’artista insieme a Larissa Diana Furhrmann, edito nel 2019 e sostenuto e coordinato dal Goethe-Institut Sudan. Un libro d’arte che offre una visione autentica e non mediata della storia e del futuro del Sudan attraverso le testimonianze di 31 tra artisti, scrittori, designer, fotografi e un cuoco, tutti sudanesi.
Completano la sezione materiali vari che rievocano lo studio dell’artista, libri, taccuini e leaflet, e un video, The story of civil rights is unfinished, che genera da un progetto artistico costituito da un viaggio intrapreso dall’artista stesso negli Stati Uniti nel 2016 in vista dele elezioni presidenziali americane, per esplorare il movimento per i diritti civili e metterlo in relazione con le analoghe lotte condotte nel mondo arabo.  

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA