domenica 29 ottobre 2023

“Enea Mancino e Antonio Perrottelli, l’arte come poesia scientifica e gnoseologica”

  



Col Patrocinio della Provincia di Caserta ed il Comune di Capua, il giorno 11 novembre 2023, alle ore 11,00 s’inaugurerà la rassegna “Enea Mancino e Antonio Perrottelli, l’arte come poesia scientifica e gnoseologica”, nelle sale Le Matres Matutae presso il Museo Archeologico Campano, sito in via Roma 68, presso Palazzo Antignano ex Monastero della Concezione, Capua. La mostra, Corredata con catalogo e testo di Gabriele Simongini, è curata dal Presidente dell’Associazione Culturale San Carlo, Dott. Giovanni Formisano, e la fattiva disponibilità del direttore del Museo Dott. Giovanni Solino. Nel corso dell’inaugurazione è previsto alle ore 12:00 un concerto eseguito per pianoforte e violino del duo Formisano/Volpicelli. 

Saranno presenti gli artisti e il critico d’arte contemporanea Gabriele Simongini.





Enea Mancino e Antonio Perrottelli, l’arte come poesia scientifica e gnoseologica


Autentici ricercatori di forme e strutture quasi avveniristiche, Enea Mancino e Antonio Perrottelli, legati al movimento MADI internazionale con cifre quanto mai personali, sono protagonisti di un attualissimo umanesimo tecnologico che si invera in una sorta di oggettualità densa di sommovimenti immaginativi. Né “apocalittici” e né “integrati”, né pessimisti e né aprioristicamente entusiasti a proposito dei continui, frenetici e inarrestabili cambiamenti tecnologici che investono la nostra vita quotidiana e che porteranno ad una necessaria coesistenza fra “fisico” e “digitale”, Mancino e Perrottelli sono pragmaticamente e positivamente osmotici, aperti alle novità di un mondo che cambia rapidamente, pur mantenendo una costante tensione critica e una sensibilità allertata. Nelle loro opere l’intuizione creativa e la riflessione esistenziale sono come raffreddate da ogni solipsismo individuale per assorbire e quasi riprogettare una dimensione della pittura (divenuta pienamente tridimensionale in Perrottelli) che accolga in sé colori e strutture dell’universo digitale e mediatico mettendoli in cortocircuito con l’eredità del Bauhaus di Kandinsky e Klee, del neoplasticismo di Mondrian o del concretismo di Max Bill e dell’ “astrattismo assoluto” di Alberto Magnelli, solo per fare alcuni nomi fra i più insigni. Così la pittura diventa una sostanza positivamente permeabile alla scienza, alle nuove tecnologie, al design eppur mai sradicata dalla storia dell’arte. La potremmo definire, come ho scritto altrove, “pittura hi-tech”, che abbandona il supporto della tela per usare tra gli altri il plexiglas, il forex, l’alluminio, materiali industriali e “freddi”. Ma calda è l’immaginazione formale dei due artisti che si concretizza in forme policentriche, dinamiche, sostanziate dalla coesistenza fra forza centrifuga e centripeta, in opere quasi sempre di medie e piccole dimensioni che vengono invece amplificate da una virtualità spaziale in continua espansione. Sono mondi in costruzione, fra razionalità progettuale ed esistenza in atto, quelli creati da Mancino e Perrottelli, per dare immagine ad una nuova realtà “tecno-umana”. Così le loro ricerche unite alle loro origini e al loro radicamento nel Sud d’Italia, nella vulcanica Napoli con la sua vocazione cosmopolita e illuminista, sembrano già dare una prima risposta a quanto auspicato da Paolo Giordano nel suo articolo “La tecnologia spegne la morale”, pubblicato sull’inserto domenicale de “La Lettura” del “Corriere della sera”: “Il primo illuminismo è arrivato dal Nord dell’Europa. Mi chiedo se ora non è il tempo per un secondo illuminismo, che nasca dal Mediterraneo, o dal Sud globale. Un secondo illuminismo che re-illumini il primo ristabilendo una dimensione più umana nel nostro rapporto con la scienza e la tecnologia”.




In effetti l’entusiasmo contagioso, l’inesauribile ottimismo, la passione sperticata per la pura ricerca, la progettualità immaginifica, il completo disinteresse per le mode creative e per i meccanismi aridamente finanziari del mercato dell’arte di due artisti come Mancino e Perrottelli, abituati anche a convivere con un ambiente culturalmente non facile, sono le possibili fondamenta per uno scatto verso un nuovo umanesimo tecnologico che non perda l’empatia tipica del sud mediterraneo. Né va sottovalutato il cortocircuito quanto mai coinvolgente che scaturirà dall’apparizione delle opere dei due artisti nel magnifico contesto del Museo provinciale Campano di Capua, noto soprattutto per la più importante collezione mondiale di Matres Matutae ma ricco comunque di tesori archeologici, storici e artistici dal valore inestimabile, che fra l’altro rispecchiano l’avvicendarsi storico di tante diverse popolazioni: Osci, Etruschi, Sanniti, Romani, Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli e via discorrendo. Ebbene, contrariamente a quanti condannano come anacronistico il cosiddetto “genius loci”, si può ritenere che la specifica identità culturale e quasi spirituale di un luogo debba essere cercata e tutelata tanto più oggi, in tempi di globalizzazione selvaggia e di sfrenata cancel culture. Guardare avanti significa non perdere di vista da dove veniamo, per non correre il rischio di seppellire la nostra anima sotto il manto grigio della smemoratezza o sotto le macerie di un consumismo fondato sul possesso e sul dominio. E aveva ragione, a tal proposito, Cesare Pavese nel notare che “quando un popolo non ha più un senso vitale del suo passato si spegne. Si diventa creatori quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia”. Così, ben aldi là delle apparenze più di superficie, le opere di Enea Mancino e Antonio Perrottelli sono irrorate in profondità da una euritmia compositiva e da un icastico impatto dell’immagine che ha radici antiche, indubbiamente mediterranee. E in definitiva la loro mostra nel contesto del museo di Capua può far riflettere il visitatore su come eravamo anticamente e su come siamo diventati oggi, immaginando magari come saremo in futuro Negli acrilici su forex di Enea Mancino - artista quanto mai rigoroso che nella fase progettuale si serve degli strumenti informatici - le forme/strutture, in rapporto alla nostra percezione, sembrano avanzare costantemente ed attivamente nello spazio, ben al di là di quello fisico dell’opera, diramandosi in molteplici direzioni che elettrizzano la nostra attenzione. Ne nasce una virtualità sintonizzata con quella digitale, ma non appiattita su di essa, avendo in più dalla sua tutta l’avventura e tutte le possibilità offerte dal rapporto creativo fra mano, occhio e cervello che non di rado porta ben oltre l’intenzione progettuale. Con uno spirito quasi ludico, nelle sue “Geometrie transmultimediali” Antonio Perrottelli sembra estrarre da computer o da dispositivi hi-tech dei congegni elettronici di fantasia che anima riempiendoli di immagini tratte dalla sterminata iconosfera in cui siamo immersi e dando vita con un vivace scatto immaginativo a futuribili oggetti tridimensionali, a micromondi utopistici e forse abitabili in cui dobbiamo sforzarci di cercare frammenti iconografici nascosti, velati, la cui scoperta ci invita ad andare al di là delle apparenze. Entrambi gli artisti, in modi diversi, ci inducono infatti a seguire percorsi visivi che chiedono tempo, attenzione dello sguardo, concentrazione. Ci presentano “oggetti” in sé perfetti come un prodotto industriale e tecnologico ma portatori di un’energia immaginativa e spirituale che è puramente artistica. Sia Mancino che Perrottelli hanno una rara capacità di unire la razionalizzazione e la scientificità con una istanza poetica (viene in mente l’affermazione di Licini secondo cui “la geometria può diventare sentimento, poesia”) e immaginifica, intimamente e integralmente umana nelle sue infinite modulazioni formali. E potrebbero ben condividere una riflessione oggi quanto mai attuale di Victor Vasarely: “La grande paura è che l’arte si tramuti in una scienza che renda misurabile l’incommensurabile, e manifeste le nostre emozioni. Ma sulla vetta della certezza torna ad ergersi l’imponderabile”.

Gabriele Simongini

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

 

Potrebbe interessarti anche

http://www.rosarydelsudartnews.com/2023/06/la-galleria-san-carlo-presenta-la.html 



Nessun commento:

Posta un commento