E’ la strada che suggerisce
«I Percorsi del Giubileo»:
il nuovo libro di Luigi Ferraiuolo, edito da San Paolo Libri.
«Incontrando» don Diana o don Panizza o i Rulli Frulli o meditando a Pietrelcina o Casertavecchia o all'Eremo di San Vitaliano e non solo
ROMA - Che cos’è un giubileo nella sua nuda genuinità? Un evento rivoluzionario, straordinario, in cui si aiuta il prossimo, si rimettono i debiti, si fa pace con il nemico, ci si confronta con la propria coscienza. Più rivoluzionario e straordinario che estinguere i debiti di una persona, riconciliarsi con il nemico, confrontarsi con sé stessi non c’è nulla. Proprio per questo «I percorsi del Giubileo» di Luigi Ferraiuolo, edito da San Paolo, è il tentativo nella società moderna, piena di distrazioni, social, frenesie e ansie, come in ogni tempo, ma anche un po’ di più, di trovare luoghi e persone che ci facciano rivoluzionare l’anima, stringere la mano a un nemico, convertirci a una vita nuova.
Il tentativo di rispondere, con quello che abbiamo intorno a noi, alla domanda di Papa Francesco di trovare speranza, di camminare insieme verso cieli nuovi e terre nuove, per creare un nuovo destino o cambiare il proprio. Per questo il libro, oltre a spiegare l’Anno Santo con le parole di Francesco, appena arrivati a Roma, indica i luoghi e le persone da incontrare come prima tappa del Giubileo: gli ultimi, i poveri, gli abbandonati, i separati, i senza casa, gli sconfitti e le loro case o i posti in cui si radunano. «Una piccola rivoluzione rispetto alla tradizione del Giubileo – spiega l’autore, il giornalista e saggista Luigi Ferraiuolo - Insieme alla Basilica di San Pietro e alle Chiese giubilari, appuntamenti imprescindibili, indichiamo un iter pauperum. Il Giubileo al giorno d’oggi sembra essere diventato un momento di svago, culturale più che religioso, mai rivoluzionario come lo intendeva la Chiesa delle origini. Perciò mi sono chiesto come suscitare un vero cambiamento nelle persone in maniera concreta: e ho scelto un cammino. Suggerendo un percorso e incontri capaci di farci confrontare con la nostra coscienza: di sgombrare l’anima dalle incrostazioni della società e far scoprire l’ospedale da campo della nostra anima». Il libro termina – non sveliamo misteri, perché il nostro è un invito ad andare - con Lampedusa: simbolo della porta che ci permette di varcare la soglia della speranza. Nel frattempo, durante il cammino, ci sono le chiese luogo dell’anima, i luoghi dell’anima come Pietrelcina, lo spuntone di roccia, la morgia, dove solo si può capire Padre Pio e capire sé stessi e il diavolo; i luoghi finis terrae come Casertavecchia e la sua cattedrale o l’Eremo di San Vitaliano. L’itinerario micaelico, con la Sacra di San Michele e Monte Sant’Angelo; Sa Saccargia in Sardegna, orizzonti così belli e rudi e duri come la fede e la speranza; Loreto. Ma ci sono anche i luoghi dove fermarsi a pregare, a riflettere, a stare da soli con sé stessi, senza dover ricorrere allo yoga; dove sostare, anche fare uno spuntino e colazione, i ristoranti del pellegrino, e le opere d’arte più affascinanti ma spesso poco conosciute. Il pellegrino è un viandante in cammino con la propria anima e ha bisogno di poter sostare ogni tanto, per ristorare il corpo oltre che la coscienza. Il pellegrinaggio si può compiere anche solo leggendo, perché ogni lettura è un viaggio, parafrasando la celebre frase di Sant’Agostino. Ci sono storie minori e maggiori, basiliche millenarie, l’idea stessa di Europa con la riscoperta di Bobbio e il viaggio all’origine del nome del nostro continente, conservata nel museo archeologico di Montesarchio: è un cammino di scoperta e di conversione della propria anima per essere più umani, più sicuri, più liberi nella fede ma anche solo con la propria coscienza. Ma soprattutto forti di fronte a una società spesso ostile.
«E poi c’è il tentativo di fare giubileo, quindi una vera e propria rivoluzione, come dovrebbe essere il giubileo, conoscendo delle persone viventi e i loro gruppi come i “Rulli Frulli” in Emilia Romagna o don Giacomo Panizza e “Comunità Progetto Sud” in Calabria – conclude Ferraiuolo – o delle persone uccise dalla mafia, ma che hanno cambiato la storia della loro terra, anche se la chiesa non le ha ancora riconosciute come martiri, come don Peppe Diana a Casal di Principe, recandosi a pregare sulla loro tomba e visitando le meraviglie realizzate nei beni confiscati da Agrorinasce. Credo che questo sia uno dei contributi più importanti del libro: il motivo per cui ho accettato di scriverlo. L’invito a invadere queste terre e incontrare queste persone per rifornirsi la vita di anima e coscienza, ma anche di vita, pregando sulla tomba di don Peppe Diana». Ma per conoscerli e fare davvero giubileo, bisogna leggerlo, necessariamente.
Per contattare l’autore scrivere a: italiasacra@gmail.com ipercorsidelgiubileo@gmail.com
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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